MADE IN PADOVA

Si fa presto a dire insalata! Rucola, valeriana, lattughino e poi spinaci, cappucci, radicchi. Per capirne di più siamo andati a conoscere Barduca che dal 1977 a Borgoricco ne produce di ogni qualità. Si tratta ancora una volta di una vicenda familiare i cui protagonisti sono Francesco Barduca e la moglie Anna Maria Rossi. Sì perché a guardare bene le loro foto da giovani, nell’entrata dell’azienda, si capisce che questa è una storia di amore. E ce ne voleva tanto all’inizio della storia quando le serre erano fatte con i pali di legno e i teloni che volavano alla prima tempesta. Invece i Barduca restano con i piedi a terra e consolidano la loro attività oltre che il legame con i loro prodotti che piano piano cominciano ad essere distribuiti tutto l’anno e in tutta Europa. Oggi una visita all’azienda agricola è senz’altro istruttiva per osservare le recenti pratiche di coltivazione e soprattutto di lavorazione degli ortaggi nel pieno rispetto di tutte le certificazioni necessarie. Oltre alle serre Barduca si è dotato negli anni di impianti e tecnologie di avanguardia per ottimizzare le fasi di lavorazione e garantire gli standard qualitativi più elevati. Come il sistema di asciugatura del prodotto in tunnel d’aria ideato e brevettato. Al bando quindi i luoghi comuni. Cosa significa fare l’ortolano nel nuovo millennio e quali traguardi e innovazioni di processo avete raggiunto per riuscire ad esportare i vostri prodotti nelle tavole di paesi notoriamente attenti al verde come il Nord Europa? «Per lavorare in Europa è stato necessario mettersi in sintonia con un modo di pensare chMade In Padova - Francesco Barducae privilegia la produzione biologica e il rispetto della terra, scegliendo processi con il minor impatto ambientale possibile. In tal senso la nostra filosofia aziendale è continuamente rivolta al miglioramento e all’innovazione, per esempio sul fronte degli imballaggi. Oltre all’azienda di trasformazione dei prodotti, vogliamo puntare molto sulla nostra azienda agricola biologica, che è rimasto il nostro primo amore. Ripensando alle nostre origini e alla centralità dei valori che la terra ha sempre avuto nella nostra cultura, queste scelte ci sono sembrate connaturate nel nostro dna.» La vostra produzione si è fortemente orientata al biologico. Proprio perché oggi si fa un gran parlare di prodotti biologici, e talvolta si fa confusione, spiegateci, oltre alla vocazione ambientale, cosa ha significato per voi, come azienda, fare questa scelta. E che risultati vi ha portato? «L’approccio al biologico avviene negli anni ’90, dopo anni in cui l’attenzione all’ambiente sembrava essere un discorso marginale, sacrificabile al profitto aziendale. Io e mia moglie ci siamo resi conto che così non si poteva andar lontano e abbiamo abbracciato valori e pratiche che ci hanno permesso di continuare il nostro lavoro con maggiore serenità e salubrità. Inoltre questo ci ha permesso di inserirci in una nicchia di mercato in costante crescita e col senno del poi possiamo dire che questa decisione è stata davvero lungimirante, anche dal punto di vista commerciale. In tempi come questi è fondamentale non perdere mai di vista il controllo di gestione, per tenere in ordine il bilancio, anno dopo anno: ma la prima soddisfazione è quella di poter continuare a fare un lavoro che amiamo.» Parliamo del Premio Design Made in Padova, perchè nasce il progetto di un packaging innovativo e come lo avete sviluppato. E come esso vi aiuta a consegnare ai clienti prodotti ancora più salubri e freschi. «è strano, ma per parlare di innovazione devo partire dalla tradizione, dalle nostre origini. La nostra famiglia è radicata su questo territorio da molte generazioni e da sempre ci è stato insegnato a consumare ciò che si produceva e a riutilizzare tutto, ottimizzando al meglio le risorse. Questo è il motivo per cui mentre la mano destra opera per il rispetto della terra e dell’agricoltura sostenibile, la mano sinistra brevetta un tunnel ad aria che asciughi il nostro prodotto troppo delicato per la centrifuga, o si inventa la busta che, grazie ad una valvola di sfiato, permette di cuocere gli spinaci direttamente in microonde, senza sprecare acqua o sporcare pentole. In una società che ci insegna che si fa prima a ri-acquistare una cosa anziché aggiustarla, noi cerchiamo di aguzzare l’ingegno e di valorizzare quello che abbiamo.» Quali progetti avete per il futuro e che consigli avete da dare ai giovani che hanno voglia come voi di riavvicinarsi alla terra per riscoprirne i frutti, anche con la fatica? «è una domanda che ci riguarda da vicino visto che i nostri 3 figli si stanno orientando a questo lavoro. Io sono convinto che la produzione di cibo di qualità, unita ad un territorio ben valorizzato e ai nostri impareggiabili beni culturali, possano portare al nostro paese oltre il 20% di PIL. In questo senso i nostri progetti continuano a guardare verso l’Europa, mentre in parallelo vorremo avvicinare i consumatori finali ai nostri prodotti e ai luoghi dove vengono prodotti. Teniamo sempre in mente quel bellissimo detto: “La terra non è eredità ricevuta dai nostri padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli.” Ai ragazzi ricordo che “la terra è bassa”, richiede fatica, costanza e passione, ma è capace di grande generosità e nonostante tutto rimane lì a ricordarci che abbiamo il dovere di volere un futuro migliore, per tutti

Steve Bisson

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